venerdì 2 settembre 2011

wilkommen in neukölln. il neuköllner kurzfilm wanderung

foto daniel fabbro
dopo un mese di silenzio bloggarolo dovuto ad un "per forza di causa maggiore" (gli ultimi 30 giorni li ho passati bloccata a casa per una frattura al piede sinistro) c'è forse bisogno di rompere di nuovo il ghiaccio. per questo motivo mi fa piacere raccontare la prima e, ahimè, quasi l'unica occasione sociale di interesse generale praticata fuori casa in questo periodo.

si tratta del neuköllner kurzfilm wanderung organizzato dall'associazione città aperta il 20 agosto 2011 nel quartiere di neukölln. della serata sapevo ben poco, giusto che si trattava di proiezioni di cortometraggi in giro per quella zona che è anche il quartiere dove abito io, che a fare da schermo sarebbero stati i muri dei palazzi, che tra i corti proiettati ce ne sarebbe stato anche uno di un regista veneto, alberto scapin  (conosciuto a padova in qualità di ex coinquilino di una carissima amica e allora collega teatrante) e che sarebbe stata gratuita. 
tutti elementi interessanti la cui sufficienza però diventa relativa in condizioni di zoppaggine conclamata. nonostante l'evento non fosse il più appropriato, alla fine mi sono convinta che era il caso di provare a partecipare, mettendo in preventivo il fatto di riuscire a seguirne soltanto una parte.


foto daniel fabbro


lo scenario si è presentato subito particolare: in una delle poche serate berlinesi squisitamente estive, un gruppo sempre crescente di ragazzi molto giovani e a tratti sediamunito, il pubblico, si stava raccogliendo intorno ad un altro gruppetto di ragazzi altrettanto giovani, lo staff.
parte di quest'ultimo era occupato a chiedere collaborazione agli abitanti dei palazzi per la corrente elettrica e a sistemare la parte tecnica (composta da un portatile, da un proiettore, da una scala da imbianchino usata come supporto per quest'ultimo, da un carretto con le casse e l'amplificatore, da una bicicletta per spostare il carretto in giro da un posto all'altro e poi cavi e prolunghe e un immancabile megafono per le presentazioni e per le comunicazioni logistiche). l'altra parte dello staff invece era impegnato ad accogliere gli spettatori, distribuendo volantini con il programma della serata e chiedendo di pazientare un minimo per il ritardo sull'inizio delle proiezioni.
l'attesa tecnica e la breve introduzione sul viaggio, filo conduttore dei cortometraggi, sono state sufficienti a procurare il buio necessario ad iniziare.

il tema del viaggio è stato affrontato con il viaggio.
quello attraverso gli spazi urbani di uno dei quartieri più multiculturali, neukölln, della città con la vocazione all'integrazione più forte d'europa, berlino. a fare da complemento al movimento fisico di spettatori, staff e materiale tecnico ci hanno pensato i viaggi raccontati per immagini, parole e persone dai registi con i loro corti.
il tema del viaggio si è quindi sviluppato per il viaggio. quello che ognuno dei partecipanti si è ritrovato a fare suo malgrado con lo sguardo incollato alle acrobazie esistenziali proiettate sui muri a loro modo compiacenti degli edifici.

foto daniel fabbro
a rendere alchemica la chimica della serata ha senz'altro concorso anche il tornare a una delle forme originarie dell'esperienza cinematografica, il cinema itinerante fatto di immagini portate di luogo in luogo e di proiezioni senza sale cinematografiche.
seppur si sia trattato di un metaviaggio con il meccanismo delle scatole cinesi, la sensazione finale prodotta è stata quella di un qui ed ora collettivo, non solo gratuito ma soprattutto spontaneo.tutto ha saputo parlare di berlino perchè tutto ha saputo parlare degli uomini che la abitano.


in breve, ho trovato la serata davvero interessante e chiaramente mi sarebbe piaciuto restare fino alla fine. che dire? sarà per il prossimo anno!

foto daniel fabbro



per saperne di più sull'associazione città aperta, sui progetti da questa organizzati e sul programma della serata:
http://cittaaperta2011.wordpress.com/

se, dopo un pò di tempo in cattività assoluta, ho provato a vedere che succede fuori di casa, a testare una eventuale possibilità di normalizzazione della situazione, lo devo soprattutto alle persone che quella sera erano con me. a loro ovviamente va un ringraziamento.  


foto daniel fabbro










mercoledì 20 luglio 2011

la felicità degli stupidi I

questo post lo scrivo perché mi sono sentita stupida a sentirmi felice. 
arrivando al sodo, un paio di giorni fa ho avuto la conferma che lo stato tedesco mi pagherà l'affitto fino a quando non riesco a trovare un lavoro, dandomi dicembre come termine ultimo garantito. 

prima della conferma, da brava italiana, aspettative zero e bestemmione perché da quando ho inoltrato la domanda per il sussidio statale si è aperta la sagra della scartoffia e il gran tour degli uffici. per capirsi, la cosa mi ha preso abbastanza male, lo scorso mese l'ho passato a controllare la cassetta della posta anche 10 volte al giorno (in pratica tutte le volte che ci passavo davanti per uscire, con picchi in cui mi facevo apposta 4 piani di scale per controllarla). la paranoia all'idea di ricevere eventuali avvisi (e ne sono arrivati svariati!) in cui mi veniva chiesto di spedire altre scartoffie oltre a quelle già portate, in qualche maniera me la sono portata latente pure in italia, nell'unico fine settimana che c'ho passato da 4 mesi a questa parte.

dopo la conferma, da brava italiana, ho avuto la sensazione di aver ottenuto la grazia. e qui mi sono sentita stupida. poi ho capito. troppo abituata ad avere a che fare con uno stato che se ne frega, troppo abituata ad aspettarsi che sia qualcun'altro e non lo stato a metterci la pezza quando ce n'è bisogno, troppo abituata a considerarsi una spesa non impellente. è così che funziona nel paese in cui sono cresciuta: pochi soldi se li prende chi ha già lavorato e non lavora più, insomma i disoccupati. poi ci sono gli "inoccupati": bamboccioni di trent'anni che vivono con mamma e papà e che da loro si fanno pagare la paghetta mensile, quello che sono  io ad oggi.


voglia di polemizzare sì, ma soprattutto voglia di guardare le cose da un altro punto di vista, di sentirmi qualcuno su cui vale la pena investire, non solo i soldi di una singola famiglia ma quelli di un'intero paese. di mettermi nell'ottica del ok, ho 6 mesi per trovarmi un lavoro che è molto diversa da quella dell' anche sto mese pagano mamma e papà, speriamo che il prossimo trovo un lavoro.


venerdì 15 luglio 2011

wilkommen auf der erde, wilkommen in berlin!

che cos'è berlino per me?
la risposta esige una distinzione tra un prima e un dopo il primo incontro con la stessa berlino.


liquido in quattro e quattro otto i motivi per cui, praticamente sulla fiducia, berlino è diventata un centro del mio mondo: in questa città si è fatta e si continua a fare la storia dell'europa e degli europei. da benjaminiana convinta ormai da molte lune, l'innegabilità e la forza del legame che c'è tra questa la città, i suoi abitanti e la storia è per me irresistibile.


resta ancora da raccontare il primo incontro con la città avvenuto più o meno 4 anni fa. io ero reduce da 10 mesi di vita a münchen da cui sono uscita sicura che la germania non fa per me. nonosteane ciò sono approdata a berlino con il pretesto di resuscitare il mio tedesco frequentando un corso di lingua. filata dall'aeroporto mi sono trovata ad aspettare la "persona delle chiavi" dell'occasione davanti la s-bahnhof di frankfurter allee. lì è stato amore a prima vista. in quei 5 minuti di attesa mi sono vista passare davanti  davvero tutto il meglio di friedrichshein: famiglie turche al completo, punk, punkabestia, darkettoni di tutti i tipi, metallari, operai, studenti, artisti, intellettuali, ecc. per farla breve, ho avuto subito la certezza che quella fosse l'umanità più bella che fin lì avessi mai visto, idea confermata in varie occasioni nei giorni successivi. inutile dire che alla fine del mese di corso di lingua la partenza è stata penosa e all'insegna dell' ok, mi spiccio a fare quello che devo fare (in quel periodo avevo appena iniziato a raccogliere materiale per la mia tesi di laurea) e poi ci torno a berlino.


il mio post sull'argomento sarebbe finito qui se ieri sera non mi fosse capitato di vedere la premiere di un corto al cinema babylon intitolato no art no street di estelle beauvais, una giovane regista francese (questo è il link per saperne di più sia sul corto che sul dasein-projekt all'interno del quale è stato realizzato: http://www.dasein-projekt.com/dasein-projekt/NOARTNOSTREET.html). strutturato come collezione di interviste ad "artisti di strada" e writer internazionali operanti qui, a fare da filo conduttore del corto è proprio il rapporto che loro hanno con la città. il succo del discorso è che su questo tema la risposta è unanime: tutti hanno scelto di lavorare a berlino perchè questa città è fonte di ispirazione e motore artistico per la loro attività. le parole degli intervistati nella mia testa hanno suonato come una conferma all'idea che la storia concreta dei muri berlinesi e la varietà umana dei loro abitanti fanno la differenza. in questa città non è solo la gente per strada a parlare, a fungere da stimolo per chi ascolta. gli stessi i muri diventano interlocutori per chi ha voglia, interesse o necessità di mettersi in ascoltopienamente d'accordo


giovedì 14 luglio 2011

questioni preliminari

scrivo quella che dovrebbe essere un'introduzione al mio blog.

in primis si tratta di un tentativo. non ho mai scritto un blog, non so come e quanto possa risultare interessante per me scriverne uno, magari tra un mese capisco che non è cosa per poi accorgermi nel giro di una settimana che ho ancora voglia di stargli dietro. sta di fatto che in questo periodo della mia vita spesso non è il tempo libero a mancare, non è dunque un caso che abbia deciso di iniziarne uno proprio adesso.   

altro punto chiave, almeno per ora, è il fatto che questo blog non parte con l'intenzione di trattare un argomento specifico. la cosa che mi spinge a scrivere è il fatto di vivere a berlino, di confrontarmi quotidianamente con una realtà che non mi appartiene ancora e che ormai da 4 mesi mi sbatte in faccia i paradossi della mia situazione di italiana all'estero per vocazione, per scelta mia e degli altri.

va da se che le tematiche che verranno affrontate sono solo quelle che interessano a me e nel modo che piace a me. deve un blog per forza essere oggettivo e fonte di verità assolute? ma anche no! il tentativo è quello di utilizzare il blog per mettere in discussione le mie idee, testare e approfondire la comprensione di quelli che sono gli elementi della vita berlinese che mi colpiscono. in questo senso si può dire che mi auguro di avere degli interlocutori funzionali a scongiurare la sensazione di trovarsi nella situazione di chi se la canta e se la suona.    

questione spinosa è la lingua in cui scrivere il blog. per adesso ho deciso di scrivere in italiano, confidando nella diffusione dell'utilizzo del google translater. dovessi accorgermi che la cosa non funziona e/o che questo è un problema, vedrò di internazionalizzare la cosa scrivendo in inglese.       

cos'altro scrivere? dettata dalla voglia di entrare nel vivo della questione, la sensazione ora è quella di non aver altro di consistente da aggiungere a titolo introduttivo.