domenica 25 marzo 2012

you are leaving the american sector. checkpoint charlie


oggi ho voglia di scrivere di un posto che va consigliato a tutti quelli che amano questa città, nello specifico, si tratta del museo haus am checkpoint charlie. chi è stato a berlino come turista sicuramente ci sarà passato davanti, magari per farsi fotografare tra le due guardie farlocche appostate notte e dì davanti la ricostruzione del checkpoint. ecco in quello stesso punto si trova anche il museo in questione.

tema generale trattato nell'haus am checkpoint charlie è ovviamente il muro di berlino ma gli oggetti e il taglio dato alla mostra sono tutt'altro che consueto.
gli spazi del museo infatti, sono costituiti da stanze labirintiche, all'interno di un unico edificio, strapiene di cose di tutti i tipi. in questo luogo la storia del muro (la sua costruzione, l'evoluzione da esso subita negli anni in relazione alla situazione politica), e della cortina di ferro quindi, viene illustrata rendendo testimonianza alle storie di berlinesi, tedeschi e cittadini dei paesi socialisti che hanno rischiato la vita costruendo tali oggetti (quelli raccolti a checkpoint charlie sono tutti originali, frutto di donazioni) per tentare la fuga dal blocco orientale a quello occidentale negli anni della guerra fredda.  

l'haus am checkpoint charlie secondo me incarna per molti aspetti l'ideale di museo storico.
dico questo perchè mi è capitato di visitare il museo memoriale della pace di hiroshima, incentrato sull'esplosione atomica subita dalla città alla fine della seconda guerra mondiale. ho trovato ben fatta la ricostruzione storica della situazione giapponese negli anni precedenti alla seconda guerra, senz'altro utile a comprendere le dinamiche che portano all'alleanza con la germania di hitler e la scelta americana delle due cittadine, hiroschima e nagasaki, per sganciare la bomba atomica. 
hiroshima, parco della pace:
monumento ai caduti alle vittime dell'esplosione atomica 
purtroppo però non posso dire lo stesso della parte della mostra relativa alle conseguenze devastanti dell'esplosione. 
in alcuni momenti mi è sembrato di essere a movieland! ho trovato per niente efficace e del tutto fuori luogo il porre enfasi su quello che è accaduto facendo ricostruzioni da set cinematografico (con tanto di cartapesta, manichini e sottofondo musicale da fiction televisiva) delle macerie e dei corpi straziati.
stessi dubbi per la parte della mostra che illustra gli effetti che le radiazioni hanno continuato ad avere negli anni sulla salute della popolazione, anche lì l'impressione è stata di perplessità per la forma attraverso cui si è scelto di riportare i fatti. 
alla fine della mostra, sulla strada verso l'uscita, avevo trovato banchetti per la raccolta firme per l'abolizione del nucleare, inteso non solo come armi atomiche ma anche come fonte di energia (niente di più azzeccato alla luce di quanto accaduto alla centrale di fukushima a seguito del terremoto del marzo del 2011). anche questa cosa mi era sembrata la ciliegina sulla torta nella fiera dell'enfasi.   
mi sono trovata a discutere a riguardo con l'amica italiana da cui ero ospite in quell'occasione. lei non aveva ancora visitato il museo ma era rimasta stupita dal mio scetticismo, perchè fin lì nessuno dei suoi ospiti e conoscenti si era espresso in senso critico rispetto all'esposizione.            

di tutt'altro tipo è stata la mia reazione nei confronti della mostra dell'haus am checkpoint charlie.
a renderla davvero particolare ha concorso molto l'idea che ha portato alla sua fondazione. nel 1962 (neanche un anno dopo l'inizio della costruzione del muro) rainer hildebrandt riconosce la necessità di occuparsi degli accadimenti relativi al muro, di renderli noti, di tenerli sotto costante osservazione, sia nel tentativo di comprendere meglio il problema che di agire concretamente contro di esso qualora ce ne fosse stata l'occasione. l'organizzare di un'esposizione su quello che accadeva a intorno al muro di berlino non è mai stata quindi un'iniziativa fine a sè stessa, ma era piuttosto uno dei tanti aspetti del concreto progetto di lotta non violenta e di intervento effettivo in aiuto di quanti erano intenzionati a tentare la fuga verso l'occidente.
la scelta stessa di un edifico a ridosso del muro in cui collocare l'esposizione, in questo senso è del tutto strategica, perchè procura la sede di progettazione, organizzazione e attuazione di molti piani di fuga.
e non solo, l'haus am checkpoint charlie si è adoperata anche nella diffusione di informazioni sia sulle condizioni carcerarie dei detenuti, che sulle evoluzioni dei sistemi di sicurezza sempre più sofisticati, attraverso conferenze e seminari tenuti da detenuti riscattati (molti degli arrestati mentre tentavano la fuga vennero condannati all'ergastolo e riuscirono a salvarsi grazie ai riscatti che la germania dell'ovest iniziò a pagare al governo della ddr per la loro liberazione) e ex guardie confinarie della germania dell'est scappate all'ovest.
il saper suscitare attenzione mediatica attraverso manifestazioni, proteste e iniziative (una parte dell'esposizione aperta al pubblico è attualmente costituita da una mostra d'arte composta dai lavori che vari artisti hanno creato ispirati dal muro proprio all'interno di tali iniziative) è stato uno dei punti di forza di tutti i risultati raggiunti anche negli anni in cui la tensione storico-politica era massima. su checkpoint charlie infatti, pian piano iniziarono a puntarsi le telecamere di tutto il mondo, e proprio per questo le richieste avanzate nelle manifestazioni che qui avevano luogo cominciarono ad essere accolte dal governo della germania est, nel tentativo di mantenere un'immagine pubblica quanto più positiva all'estero.      

con la fine della guerra fredda tutte queste attività non sono state più necessarie ma il carattere d'engagement del luogo non si è perso perchè quasi tutte le guide turistiche che attualmente vi lavorano, sono tedeschi sessantenni che hanno vissuto in prima persona quegli anni scegliendo da che parte stare.
proprio questo fatto penso sia determinante anche per l'efficacia storico-rammemorativa di questo posto.
prima di iniziare io stessa a lavorarci come guida turistica, mi è capitato di seguire un paio di visite guidate fatte da questi vecchi berlinesi e devo dire che il modo in cui riescono a raccontare i fatti del muro fa la differenza per i visitatori. la sensazione è che dall'abbondanza di tabelle esplicative che accompagnano l'esposizione, comunque si riesca solo in parte a cogliere il senso degli eventi, a raccontarne con l'asciuttezza necessaria, a permettere di trasmettere la giusta misura di ciò che è stata la guerra fredda per gli abitanti delle due germanie.

il consiglio spassionato per gli innamorati di questa particolare parte della storia tedesca e mondiale è, quindi, di visitare questo museo muniti possibilmente, se non di guida turistica, per lo meno di un'audio guida. 
chiudo in bellezza con un video in cui lucio dalla racconta com'è nata futura (ebbene sì, l'ha scritta a checkpoint charlie!)